Chirurgia fermodellistica: suturiamo gli ingranaggi!


Sarà capitato anche a voi. Preso uno dei vostri modelli preferiti, lo avete posto sul binario delicatamente, avete dato tensione dall’alimentatore e invece di vedere muovere con andamento realistico l’oggetto dei vostri sogni modellistici, lo avete visto dimenarsi saltando fuori dai binari (o giù dal plastico se avete avuto la bella idea di provarlo in uno binario vicino ai bordi!!) come se fosse una cavalletta! E dopo il primo shock ed un’iniezione di “coramina”, avete cominciato a chiedervi se chiamare un esorcista, visto che il modello sembra indiavolato.

Lo so, ci sono passato anch’io, e le reazioni sono state più o meno queste. Ma una volta ripresa la facoltà di pensiero, interrotta per la tragedia, ci si rende conto che il problema è di natura sin troppo terrena , o meglio, di natura meccanica.

Una volta smontato il modello (che è già un’impresa), arriviamo per esclusione al problema e con orrore ci accorgiamo che uno, due o più ingranaggi, si sono spaccati.

 

A me è capitato in molti modelli Arnold: Kof, Mak e Wismar, ma anche Roco.

Spesso questi ingranaggi vengono inseriti sull’asse forzando eccessivamente e, col tempo, a volte senza nemmeno usare il modello, si aprono con un taglio che parte dal foro sino alla gola tra due denti.

Capita, in particolare su ingranaggi molto piccoli che hanno perciò il foro molto vicino alla corona dentata. Scarsa qualità delle materie plastiche? Scarsa attenzione nell’assemblaggio dei modelli? Lubrificanti che deteriorano la plastica?

Molte sono le opinioni, e sui forum i pareri si sprecano.

Il fatto però è che i nostri modelli sono lì agonizzanti e i ritardi per mancanza dei locomotori “titolari”, affetti da questa “patologia” sui nostri plastici, si accumulano, mandando in tilt il traffico ed il nostro cervello, che è già offuscato dagli atroci pensieri su dove trovare i ricambi e del tempo che occorrerà per averli (se mai riusciremo ad averli). Sigh! Cosa fare?

Cosa inventare? Pensa e ripensa, mi è venuta un’idea “chirurgica”. Perché non provare a fare una sutura?

D’altra parte il problema nasce dal fatto che due denti contigui, interessati dalla spaccatura, non hanno più la distanza stabilita, e quindi lo spazio maggiore venutosi a creare, causa il “salto” in quella zona, aggravando ad ogni giro la situazione!

Ed allora ho provato. Tanto cosa rischiavo? Al massimo avrei buttato l’ingranaggio e qualche ora di tempo.

 

 

Come ho “operato”

 

Il modello scelto come “cavia” per l’esperimento è un locomotore diesel di una confezione Arnold (locomotore + due carri a carrelli per trasporto carbone) 0350.

Dopo aver smontato il modello ed aver stabilito qual è l’asse con la ruota dentata incriminata, dobbiamo estrarre una ruota, bloccarla con un coccodrillo od una pinzetta poggiata su una piccola morsa con un chiodino o uno spezzone di punta da trapano rovinata, batteremo sull’asse all’interno della ruota con piccoli colpetti di martello, fino ad estrarlo.

 

A questo punto, sfiliamo l’ingranaggio, e con l’aiuto di una lente verifichiamo il danno.
Generalmente l’ingranaggio si presenta così.

 

Laveremo accuratamente l’ingranaggio e l’asse con relative ruote in alcool, aiutandosi con un pennellino morbido, per sgrassarli.

 

Con un girapunte a mano e punta da 0,3 mm (o maggiore, a seconda della grandezza dell’ingranaggio) eseguiremo due fori equidistanti dal taglio ma non troppo vicini ad esso. Osservate la foto.

 

Suturiamo!!!

 

Da uno spessore di filo d’ottone da 0,3 mm, creiamo un cavallotto con una curvatura che tenda più a tenere chiuso il taglio che ad aprirlo, sfruttando quel minimo di elasticità dell’ottone crudo.

 

Una volta inserito con l’aiuto di una pinzetta, uniremo i due capi fuoriuscenti e, delicatamente, li attorcigliamo per qualche giro. Così facendo avremo riavvicinato i denti e ricreato l’esatta distanza.

Incolleremo e bloccheremo ancora più stabilmente e per sicurezza il cavallotto, facendo penetrare nei fori d’entrata e d’uscita delle goccioline di Attack. Lo faremo indurire per almeno 12 ore e potremo poi limare eventuali sporgenze (specialmente se l’ingranaggio è vincolato in spazi ristretti).

 

Da notare che l’Attack, da solo, non riesce ad incollare questo tipo di plastica. Riesce però a serrare ed a bloccare gli elementi di cui ci stiamo servendo per la riparazione.

Il prossimo passo sarà quello di allargare il foro dell’ingranaggio per fare in modo che ricalettando sull’asse non forzi troppo, riaprendosi.

Potremo usare un alesatore od una punta da trapano leggermente più grandi (di poco) del foro.

 

Con una limetta renderemo leggermente ruvida la zona centrale dell’asse metallico ed inseriremo l’ingranaggio nella suddetta zona, centrandolo, e bloccandolo con Attack collocato con una lametta.

 

Meglio sarebbe collocare la gocciolina d’Attack sull’alberino e far immediatamente scorrere l’ingranaggio verso di essa, centrandolo in modo preciso; così l’incollaggio sarebbe più efficace.

Eventuali eccessi di colla li potrete rimuovere il giorno dopo (mai avere fretta!) con una lametta.

 

E’ una fase essenziale, poiché una minima traccia di colla sull’asse metallico, o peggio, tra i denti, vanificherebbe tutto il lavoro a monte.

A questo punto potremo lubrificare leggermente le sedi dove alloggeranno gli assali e rimontare il tutto.

 

Per chi avesse dubbi sul risultato, posso aggiungere che nel locomotore in questione tutti e tre gli ingranaggi dei relativi assi erano spaccati (tutti e tre sono stati riparati con questo sistema).

 

Il locomotore dopo l’intervento gode di ottima salute, non è assolutamente rumoroso e ... non salta più fuori dai binari.