Costruirsi una E.400 in plasticard

 

 

Credo che  molti conoscano Italo Briano, ma vorrei che tutti capissero quanto ha fatto per noi modellisti e in che modo.

Egli era innanzitutto un appassionato "vero", concreto, diretto. I suoi scritti sono, a distanza di ormai molti decenni, attualissimi, come stampati oggi.

Sono fiero di affermare che sono diventato un discreto modellista proprio grazie a lui e al suo inimitabile "Manuale" che sintetizza in modo magistrale tutto l'universo treno!

Ma ancora di più, oltre a tutto quello che attiene al modellismo, nei suoi libri si coglie qualcosa di speciale, qualcosa che manca nelle riviste patinate e costose di oggi, fatte di plastici studiati al computer e di elaborazioni bellissime ma zeppe di aggiuntivi di questo o quell'artigiano che spesso mi fanno nascere dei dubbi sul termine "autocostruire".

Questo qualcosa è la passione, quella vera, quella forza che ci spinge a sacrificare qualche grado di vista per realizzare  quel modello che ci emoziona, magari costruendo pezzetto per pezzetto, senza aspettare che qualche grosso produttore o artigiano realizzi il nostro sogno a prezzi da gioielliere.

Come spesso mi accade, l'input per avviare la costruzione di un modello mi viene dato da un insieme di fattori che convergono in un preciso momento.

Questi sono di solito di tipo sentimentale per l'ispirazione vera e propria e di tipo pratico per l'esecuzione e la soluzione dei vari problemi che comporta la costruzione di un modello in scala N,  maggiori, come ricordava Donzello in un suo articolo, rispetto alla scala H0.

Nel caso dell'E.400 i fattori sono stati molti: tra quelli sentimentali il più importante è stato l'amore per la trazione elettrica, specie quella del periodo "castano-isabella" e  la stima verso un grande modellista (forse il più grande) Italo Briano.

Per quanto riguarda quelli di tipo pratico l'essermi iscritto prima alla ASN e conseguentemente alla FIMF mi ha fatto entrare in possesso, per la gioia del segretario FIMF G. Regazzoli, di varie centinaia di numeri arretrati del Bollettino dove ho trovato i disegni dell'E.400 e precisamente nel n° 219.

I disegni corredavano un bell'articolo di Claudio Nastasi che aveva costruito due bellissimi E.400 FS (uno per epoca) rilevandoli dai C.T. di Briano (per chi non lo sapesse si tratta di una lastrina fotoincisa in zinco-magnesio, antenata delle moderne lastrine in ottone, sulle quali sono riprodotti i contorni costruttivi di una locomotiva che, ritagliati, servono a montare una scocca e talvolta anche il telaio). Come potete capire avevo così quasi tutti gli elementi che convergevano: i disegni di Briano, la voglia di costruire un locomotore un po' diverso dal solito (l'E.400 ricorda un po' i vecchi locomotori trifase), molte foto raccolte da varie riviste modellistiche. Mancava però una adeguata motorizzazione che potesse essere adatta alle "misure" del locomotore. Trovare qualcosa di adatto non fu facile,  poichè  l'E.400 monta delle ruote di diametro sensibilmente inferiore alle E.444-424-646, ecc. e mi capitava spesso di trovare il passo giusto fra le ruote e il diametro che non andava,  o viceversa.   

E fu nel 2001 alle Giornate Fiorentine che anche l'ultimo fattore collimò con gli altri. Conoscevo già da tempo Ezio Mazzarella dal quale avevo acquistato vari autoveicoli per il mio impianto e fu nel suo borsone, colmo di automobiline e camion, che intravidi l'oggetto dei miei desideri: una base motorizzata per vagoni della GreenMax che dopo una velocissima verifica  risultò perfetta per lo scopo. La acquistai immediatamente (a un prezzo onestissimo) promettendo a Ezio che prima o poi addosso a quel motore  avrei costruito qualcosa di interessante. Finalmente potevo dare inizio ai lavori.

L'idea di costruire qualcosa che fosse uscita dalla mente del mitico Dott. Briano già mi riempiva di entusiasmo e penso che la "fisionomia" della mia E.400 si giovi della sua interpretazione.

Per la cassa ho proceduto così: i disegni del bollettino sono stati ridotti in 1:160 e trasferiti su un supporto di PVC trasparente, opaco e adesivo, posizionati sullo stirene per poter ricavare le aperture e tutti i dettagli in rilievo o non.

 

Il materiale scelto per la cassa è il polistirene di 0,5 mm. Potreste pensare che lo spessore scelto sia troppo sottile rendendo il modello fragile, infatti sarebbe vero, se non fosse che, lontano dalle aperture, ci sono spessori maggiori all'interno che rendono il tutto robustissimo.

 

Si ottiene così uno spessore realistico delle pareti che si nota dai finestrini e che influisce non poco sul realismo complessivo.

 

Anche l'imperiale, che nel nostro caso è dotato di uno sfiatatoio, è stato realizzato con lo stesso materiale ma di spessore 1 mm.

Tutte le cornici dei finestrini e le griglie per l'aria così come i supporti dello sfiatatoio sul tetto sono fatti con listelli Evergreen di varie misure.

Le due casse chiodate (una per lato lungo) sono dei quadratini di PVC adesivo "punzecchiati" con uno spillo sul retro e poi messi in opera col loro stesso adesivo, una mano di Primer Tamiya  finirà di fissarli.

Anche le visiere sui finestrini frontali sono fatte con stirene e poi lavorate, una per una, con limette varie.

Lo sfiatatoio sull'imperiale, in pratica un vero e proprio secondo tetto, è un rettangolo di stirene da 1 mm. , curvato a caldo col phon, e le divisioni in sezioni, ottenute con fili di rame sottilissimi, incollati solo agli estremi. Il fissaggio definitivo di questi fili avviene con il Primer.

Il pantografo è di Colli, assemblato da una lastrina che molto gentilmente mi fornì nel lontano 1995. Non so se poi fu messa in commercio, ma è uno dei più bei pantografi in N, e credo che dia un tocco di realismo incredibile sia nella posizione di presa che a riposo. In quest'ultima è totalmente piatto ed è uno spettacolo, abituati come siamo a vedere quelli onnipresenti ed errati di Sommerfeldt o peggio quelli Lima che a confronto sembrano dei catafalchi!

 

Oggi anche LineaModel ne produce nella nostra scala, ma mi sembra solo il Tipo 52.

Gli isolatori invece sono miei, o meglio, una mia trovata che vi spiego volentieri. Ho visto spesso dei bellissimi pantografi rovinati da pessimi isolatori. Il fatto che essi  siano bianchi li rende visibilissimi anche in N, quindi è bene curare quest'aspetto.

Quelli da me usati dicevo, non sono altro che il gambo di un pezzo in ottone usato nel modellismo navale e chiamato "candeliere". Io li uso per fare anche delle bellissime ringhiere in N di tipo antiquato, ma la base, una volta eliminata la parte superiore è un perfetto isolatore, basta verniciarlo!! Attenzione perchè ve ne sono di vari tipi, ma una rapida valutazione vi consentirà di scegliere quello più adatto, la marca è Amati.

 

I fischi sono stati ottenuti da tondini di ottone opportunamente assottigliati con limette e carta a vetro fine, serrandoli nel mandrino del mio minitrapano a colonna.

Ho attinto al modellismo navale anche per i fanali. Essi sono fatti con gli oblò di ottone sempre Amati e,  per chi volesse usarli, (vanno bene per molte locomotive) sono l'art. 4945/01. Come si vede bene hanno la forma tipica di quelli reali, e non è poco, visto che sono bell'e fatti.

Il terzo faro è un tubicino d'ottone montato su un rettangolino di plastica.

D'ottone sono anche tutti i mancorrenti (16) e le maniglie delle porte d'accesso alle cabine; i minuscoli supporti per le lanterne di coda sono invece dei fili di rame appiattiti.

Le scalette dei portelloni centrali sono delle ... ringhiere Pola.

Come vi ho spiegato prima, per far muovere la E.400 ho usato una parte di base motorizzata per treni giapponesi GreenMax. Questa viene usata per motorizzare un vagone al centro del convoglio ed ha quindi un passo lunghissimo; è stata letteralmente segata nel mezzo, prendendo la parte con il motore, il giunto cardanico fino al castello di ingranaggi e il carrello motore.

 

A questo ho eliminato le fiancate che erano totalmente estranee all'E.400, le ho messe via (prima o poi serviranno). Ho realizzato le nuove fiancate assemblandole, pezzetto per pezzetto, su un rettangolino di stirene da 1 mm. utilizzando un metodo reso noto da Briano: il cosiddetto "metodo Cattaneo", dal nome del suo ideatore. Da questa "matrice" tramite uno stampino di Utile Plast (la plastica modellabile che si ammorbidisce in acqua calda), ho ottenuto le 4 nuove fiancate in resina.

 

Il motore elettrico GreenMax è a tre poli. E', però, di tipo "spiralato", come lo chiamo io, cioè il collettore (là, dove contattano le spazzole,) è costituito da lamelle inclinate rispetto all'asse, ottenendo così minor numero di "punti morti". Si ottengono così, da un motore a tre poli, prestazioni strabilianti, superiori, secondo me, anche ad un motore a cinque poli di tipo tradizionale.

Il carrello folle è stato costruito integralmente con vari strati di stirene e due tubicini di ottone dove ruotano gli assali della Roco. In pratica, una volta stabilita la misura del passo fra gli assi si interpone un rettangolino di plasticard da 1 mm. al quale si incollano i due tubicini con l'Attack. Fatto questo, sul rettangolino verranno incollati (al di sopra e al di sotto) altri strati rettangolari di stirene fino a raggiungere l'altezza che ci serve. Il metodo è elementare ma consente di avere dei carrelli robustissimi sui quali potranno essere applicate le linguette per la presa di corrente all'interno delle ruote da un lato, mentre per l'altra polarità (usando assali isolati solo da una parte) gli stessi tubicini, uniti insieme da un sottile filo rigido, provvederanno a captarla semplificando il tutto. Vi assicuro che si ottiene così un carrello che non ha niente da invidiare per funzionalità e longevità a quelli industriali.

 

Scusatemi se le foto non sono perfette, ma l’E.400 è stata costruita molti, molti anni fa. Un altro piccolo problema che ho dovuto risolvere riguardava i bordini delle ruote. Quelle Roco che ho usato avevano il bordino molto più alto delle ruote del carrello motore, molto realisticamente più bassi. Ho dovuto quindi assottigliarli con limette e carta abrasiva mentre le facevo ruotare sul mio insostituibile trapano Minicraft.

 

Devo dire che anche il carrello motore capta la corrente già di suo, così ci sono 8 ruote (anche se una è munita di anello di aderenza il bordino conduce eccome) che captano e rendono sicura la marcia anche sui miei Roco col cuore lungo e isolato!!

Per riprodurre le travi che sono poste sul bordo superiore del telaio motore, quelle dove sono fissati i serbatoi dell'aria compressa, per capirci, sono stati usati due spezzoni di binario in scala Z che erano perfetti per l'E.400. I serbatoi suddetti sono fatti con tubicini d'ottone per quelli più grandi, mentre per quelli piccoli ho usato dei componenti elettronici in miniatura, e precisamente dei diodi (quelli arancioni-neri che si vedono anche nelle basettine delle locomotive per l'inversione delle luci).

 

Le traverse di testa sono state riprodotte usando i paraurti della Roco, opportunamente lavorati e smussati nei due angoli inferiori; li ho usati non  per pigrizia ma per il fatto che la custodia del respingente riproduce anche i bulloni di fissaggio alla traversa, dando un gran tocco di realismo al "muso" del locomotore che è così importante in modellismo ed ho rinunciato a montare quelli che di solito faccio da me in ottone.

I ganci realistici sono del compianto Cantarella (AR-MO) artigiano forse un po' sottovalutato che però ha dato tanto al nostro piccolo mondo, mentre il gancio modellistico è quello corto (ormai introvabile da anni) della Roco del quale ho una grossa scorta e che equipaggia tutti i miei rotabili italiani. Penso a proposito che sia il tipo di gancio meno invadente a livello estetico e si avvicina molto di più alle forme di quello reale, rispetto a quello Arnold.

 

Per finire, dopo aver dato una spruzzatina di primer  Tamiya per fissare tutto, si può verniciare con l'aerografo in castano e isabella. I colori usati Humbrol sintetici molto fedeli, secondo me, dati con l'aerografo in mani leggere. I  numeri sulle traverse li ho ricavati da vecchi trasferibili che mi fornì la Armo (di pessima qualità), le targhe sono state riprodotte tramite uno stampino da quelle della E444 Lima e anche se non sono perfettamente leggibili, rendono l'idea e sono in rilievo. Per finire ho dato una mano di trasparente semi-opaco su tutto.

Successivamente ho riprodotto i vetri con il Kristal Klear della Microscale.

L'E.400 svolge regolarmente il suo servizio sul mio plastico (che presto cercherò di farvi vedere).

 

Ha un'ottima forza di trazione, perfino esuberante per i modesti treni nei quali è impegnata  sul plastico. Inoltre è completamente smontabile tramite piccole viti, per consentire la normale manutenzione e l'ingrassaggio.

 

Come avrete potuto capire ho impiegato moltissimo tempo per costruire questo locomotore. Molti potrebbero pensare che forse ce ne vuole troppo, ma non è così, perchè nelle fasi di stanca o quando c'è un problema che sul momento non riesco a risolvere mi dedico ad altri progetti in atto, carri, carrozze ecc... Lavoro così a decine di cose contemporaneamente non stancandomi mai e portandole sempre, prima o poi, a termine, e con buoni risultati. Credo che questo sia il segreto per non annoiarsi e per riuscire in quello che si intraprende; il tempo per realizzare il nostro modello, come spesso dice il mio amico G. Maraviglia, non deve essere vincolante, non riuscirei a dare una scadenza ai miei lavori.

Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno stimolato a scrivere quest'articolo, Rampini in testa, il mio amico Piero Checcucci che, grazie al suo enorme archivio, mi ha fornito il disegno originale FS prezioso per stabilire il passo dei carrelli che mancava nei disegni di C. Nastasi, mia moglie che, con molta pazienza, ha collaborato alla stesura dell'articolo e alla scelta delle foto e Giorgio Donzello che mi ha invitato a presentare le mie elaborazioni nel suo sito.

Spero a questo punto che qualcuno stimolato dall'articolo si cimenti nella costruzione o che magari prenda spunto per risolvere qualche problema che lo frenava nella costruzione di un suo modello.

 

Sono a disposizione di chi volesse ulteriori chiarimenti sul Forum di www.ferrovie.info, su www.scalan.org/forum.htm oppure potete scrivermi qui, sul mio sito, nella sezione "Contatti".